A volte si!

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Si,in questo articolo non mi lamento.

Prendete un vostro amico,non uno a caso ma il più testardo e orgoglioso che avete,talmente orgoglioso che le volte in cui lo avete visto ricredersi si contino sulle dita di una mano. Fatto? Bene,ora mettetelo davanti a un gioco appartenente a un genere verso il quale costui sia sempre stato riluttante ad avvicinarsi,esortatelo a passare alla postazione di gioco e…

E una volta conclusa la sessione ammirate il suo volto stupefatto e al tempo stesso affascinato ridendo sotto i baffi. Hai sbloccato un trofeo: Diffondi il verbo!

Sia chiaro che io non punto revolver in testa alla gente,sono riuscito in tale impresa unicamente stuzzicando la curiosità del soggetto con le parole. Ma devo ammettere che il merito non è da ricondursi alla mia abilità oratoria ma ad un fattore fondamentale al fine di tale metamorfosi. Non c’era più piacere,più voglia di avventurarsi,più desiderio di andare avanti in un titolo che,seppur piacevole e avvincente,presentava un elemento che definire dannoso per la godibilità di un gioco è un eufemismo: La ripetitività,non intrinseca nel gioco in questione,bensì nell’esperienza videoludica degli ultimi tempi. Per quanto un gioco possa essere ben fatto,col passare del tempo i colori che lo compongono diventano troppo familiari,non c’è più stupore nel vederne le sfumature e le tinte che prima apparivano vivaci assumono un tono grigio e opprimente. 

E quando ci si rende conto che tingere dello stesso colore non aiuta a rinnovare il desiderio,cosa rimane da fare? 

Per molti è impensabile se non impossibile ma…cambiare vernice no?!? Si tratta di una cosa che parecchi sottovalutano ed è forse per questo che molte vite videoludiche vengono brutalmente stroncate dalla noia,l’idea di sperimentare,di allargare i propri orizzonti è davvero così assurda? Evidentemente si,visti i pregiudizi dei tanti. Invece dare nuova linfa alla propria passione con tinte nuove,anche se apparentemente strane nella loro diversità,può dare origine a dipinti nuovi e affascinanti che,voglia di videogiocare presente o meno,potremmo anche apprezzare non poco

Sostanzialmente è provando e sperimentando che si mantiene viva la fiamma di un videogiocatore e il fatto di essere riuscito a far riprendere il mio amico dallo stato di smarrimento mi rende piuttosto soddisfatto. Non solo per la consapevolezza di aver rimesso sulla retta via la sua anima di gamer,ma sopratutto per aver ottenuto una risposta,piuttosto ottimistica,sul futuro dell’industria:

“Le cose cambiano o no?…A volte (Fortunatamente) si!”

Se è vero che i periodi di crisi ci rendono più consapevoli perché ci aiutano a riflettere su ciò che siamo allora ciò deve valere anche per i videogiochi,per l’esattezza su ciò che abbiamo e su ciò che vogliamo. Ed è questo un bene? Assolutamente si,oggi più che mai in un mercato che sembra inchiodato sui soliti generi da anni. Poi c’è chi si stanca e chi no (Anche se ho i miei dubbi al riguardo),ma perché precludersi un intero universo per l’ostinazione a rinchiudersi in un microcosmo sempre più grigio?