Chi vorrebbe pagare per un gioco non finito?

Quale miglior modo di far sentire il mio ritorno, se non grazie ad un articolo  basato su un argomento tanto nuovo quanto delicato?

Come sempre mettero’ sul piatto le mie idee, potrebbero differire dalle vostre; e se cosi’ fosse scrivete nei commenti senza indugio.

Il titolo puo’ essere poco esplicativo… ma se posso fare un paragone “voi comprereste un capo di vestiario non finito, magari, un pantalone, o un calzino, con la speranza che in un futuro vi arrivi l’altra metà?”

Concetti di base Alfa e Beta

Per iniziare a parlare di questo argomento bisogna fare luce su due fasi dello sviluppo di un gioco, ovvero l’alfa e la beta, la fase alfa è la prima fase delle due, in cui il gioco deve essere ancora completato, mancano dei pezzi che devono essere aggiunti, la beta invece la possiamo definire una fase di testing, quindi risolvimento di bug, e capire se il tutto funziona bene, di questa fase spesso viene divisa a sua volta in “closed”, per poche persone, non aperta a tutti e “open” fatto in una fase più avanzata del titolo ma non ancora finito dove possono entrare in gioco anche il pubblico.

In precedenza

Mentre una volta prima dell’arrivo massivo di internet nei videogame, un gioco veniva venduto solo dopo essere stato completato, e testato da persone del settore, e quindi messo in distribuzione a prezzo pieno, quindi quando arrivavi a casa tua semplicemente giocavi, non avevi la paura che ci fossero dei problemi al titolo per mancata ottimizzazione, o parti mancanti del gameplay oppure il dover attendere mesi per vedere risolto un bug. Il prodotto nel bene o nel male era la massima espressione possibile dello sviluppatore.

Ora

Oggi accade qualcosa che anni fa sarebbe stato inaudito, ossia un gioco che ancora in fase di sviluppo viene venduto, magari a prezzo inferiore, ok, magari con la promessa di qualche contenuto in più, a differenza di coloro che lo comprerà a gioco finito, pero’ è importante sottolineare che è incompleto, diciamo un patto tra il giocatore e lo sviluppatore, in cui il primo sovvenziona il secondo per avere un gioco e il secondo gli “promette” di finire il gioco, solo che a volte questo non accade, oppure, il gioco non rispecchia gli obiettivi che si sono prefissati gli sviluppatori.
Sempre più case di sviluppo indipendenti e quindi meno abbienti sono solite utilizzare questo metodo… come per esempio il celeberrimo Minecraft o il meno noto Godus, rilasciato completo solo al 40% e aggiornato un po’ alla volta con vari update.
Secondo un mio parere, questi due anni in particolare sono il più grande esempio di quanto la vita di alcuni videogiochi sia molto più corta dei videogiochi di qualche anno fa, nel senso che mentre un gioco per playstation 1 o 2 o 3, era giocato e lo si trovava in un negozio da quando usciva fino alla fine della vita della generazione di quella console, ora un gioco dura un anno, se non meno e per gli indie, il tempo è ancora più limitato, tanto che un gioco indie, quando raggiunge la sua versione completa è già vecchio, quindi viene venduto in fase di sviluppo sia per sovvenzionare il progetto, oltre che sfruttare un’idea o moda del momento e poi come succede per molti titoli finire del dimenticatoio.

Conclusione

La mia opinione su questa scelta è varia dipende chiaramente da titolo a titolo, ma in linea di massima preferisco puntare su giochi completi di case di produzione note, oppure a giochi indie in fase di sviluppo avanzatissimo, per non beccare fregature, come magari il dover perdere tutto il lavoro fatto in un gioco per l’uscita di una aggiornamento che cambia radicalmente il titolo… oppure che la casa di sviluppo si dedichi ad altro e abbandoni il progetto, ma senza avvertirti e ovviamente senza ridare indietro il denaro, magari facendo uscire ogni tanto degli aggiornamenti minimi, tanto per farti credere che stiano lavorando. Ammetto che a volte faccio da betatester nelle openbeta di giochi free to play… anche perché non mi chiedono soldi per farlo e posso dare dei feedback agli sviluppatori, ma se dovessi pagare un titolo e per di più lavorare per loro in modo occulto, la vedo un po’ come una presa per il sedere.

Un caloroso saluto e buon anno a tutti i lettori, staff e collaboratori di Gamelight.