D4 – Dark Dreams Don’t Die

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“I brutti sogni non muoiono”. È questa la traduzione letterale di Dark Dreams Don’t Die, abbreviato in D4 per la comodità di noi utenti. Titolo sviluppato da Swey65 e annunciato all’E3 di due anni fa, per poi sparire fino a quando Microsoft lo fece uscire quasi a sorpresa il 19 Settembre scorso. Ora, D4 appartiene ad un genere di videogioco che ultimamente va molto di moda: i giochi episodici. Disponibile solo in formato digitale, il download comprende il prologo e i due episodi della prima stagione, tutto alla “modica” cifra di 15€. Non sappiamo quando uscirà la seconda stagione, quanto costerà e da quanti episodi sarà composta, ragion per cui bisogna tenere a mente che questa recensione si baserà solo su quanto appurato nell’esperienza di gioco disponibile ad oggi. Detto ciò, andiamo quindi nel profondo di questa nuova esclusiva per XBOX ONE.

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David Young ha un dono: solo toccando degli oggetti chiamati mementum può rivivere avvenimenti passati per indagare sul mistero che avvolge la morte della moglie Peggy. Questo dono si è infatti palesato dopo il tragico avvenimento e, con in mente l’ultima frase dall’amata, “Cerca D”, David impiegherà tutte le sue forze per trovare l’assassino e per tentare di cambiare il passato. Questo lo porterà a bordo di un volo aereo dal quale sono sparite due persone senza un’apparente spiegazione. Ma David sa che anche alle domande più difficili vi è risposta e farà di tutto per capire cosa è successo, sia per sé stesso che per Peggy.

Il protagonista si rivela un personaggio interessante, ricco di sfumature caratteriali e con una bella storia da raccontare, ma ahimè non si può dire lo stesso dei comprimari. D4 è un gioco giapponese ed era normale aspettarsi qualche stereotipo nipponico, ma non fino a questo punto: la donna vestita da gatto che vaga per casa di David senza una spiegazione logica, lo stilista dalla dubbia sessualità che gira con un manichino come amante, l’uomo di colore vestito da infermiere che parla al rallentatore e tiene in mano della posate … tutte esagerazioni che potevano tranquillamente essere evitate e che se all’inizio strappano un sorriso alla lunga diventano snervanti. La trama è inoltre ricca di buchi, dovuti certamente alla struttura episodica del titolo, ma prosegue bene e con il giusto ritmo che tiene la curiosità del giocatore sempre alta. Si può quindi dire che l’unica pecca narrativa sia proprio la presenza di questi personaggi messi a caso ed il cui unico scopo è quello di aggiungere una nota divertente alla produzione, obiettivo che a mio avviso non è stato raggiunto.

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Il gioco si pone come una sorta di avventura grafica, in cui il nostro personaggio dovrà guardarsi intorno per analizzare l’ambiente di gioco alla ricerca di indizi. Delle apposite icone rappresenteranno le varie azioni da compiere ed il nostro protagonista potrà muoversi solo in alcuni punti degli scenari. Spesso partiranno minigiochi e quicktime event da eseguire con i tasti o col Kinect e ancor più di frequente avverranno dei dialoghi con i personaggi nei quali ogni nostra risposta influenzerà l’opinione di colui che abbiamo davanti. Avremo infatti diverse opzioni di dialogo, di cui alcune faranno cambiare completamente rotta alla conversazione. D4 è un gioco che si basa molto sull’occhio del giocatore, che dovrà prestare attenzione anche ai collezionabili e agli easter egg disseminati nello scenario. Nonostante la presenza dei collezionabili e la quantità delle conversazioni disponibili con i personaggi, D4 è un gioco sostanzialmente breve. Il prologo dura sulla mezz’oretta e i due episodi, se svolti in modo tranquillo e senza cercare tutto, terminano nel giro di un’ora l’uno. Certo, fermandosi ad osservare ogni dettaglio degli scenari la longevità potrebbe tranquillamente espandersi a 2 ore ad episodio, ma arriveremmo comunque ad un totale di 4 ore e mezza per un gioco che costa 15€. Un po’ dubbio come rapporto longevità-prezzo, nonostante la qualità del titolo faccia valere l’acquisto. La cosa che mi preoccupa di più è se effettivamente ogni stagione costerà così tanto e durerà così poco. Alla fine arriveremo a spendere sui 50 euro per un gioco in digitale dalla longevità media, cifra che avrei preferito spendere al lancio per il gioco su disco e completo.

Come dicevo prima, in D4 è possibile usare il Kinect ma la sua peculiarità è che può essere interamente giocato con esso. Quando le speranze per la periferica più odiata di sempre sembravano ormai svanite, ecco che Microsoft ci dà la possibilità di vivere l’avventura di David Young in modo interattivo. Si può spostare la visuale, selezionare le azioni da compiere e le frasi da dire e completare tutti i quick time event solo tramite l’uso del Kinect. Ovviamente alla lunga, soprattutto per chi è pigro come la sottoscritta, sbracciarsi diventa stancante ed il gioco ci dà l’occasione di switchare da Kinect a controller in qualsiasi momento ma … ecco il problema. Durante alcuni fasi giocate tramite l’uso del pad, il sensore si attiva da solo. Non ho ben capito come mai, ma in continuazione mi riportava alla modalità Kinect e la cosa è diventata talmente snervante da costringermi a staccare completamente la periferica per evitare di essere rilevata. Dandomi al ragionamento sono arrivata alla conclusione che un semplice gesto della mano fatto al momento sbagliato potesse indicare all’XBOX ONE di cambiare modalità e mi sento quindi in dovere di dare un consiglio agli sviluppatori: la prossima volta impostate un comando VOCALE per switchare da Kinect a controller, senza dover far impazzire il giocatore fino a questo punto.

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La grafica cartoon è l’ideale per un gioco simile e nonostante non sia certo da restare a bocca aperta ha la capacità di attrarre il giocatore. D4 è un gioco con ottimi effetti di luce, tanti colori e delle espressioni dei personaggi che fanno morire dal ridere benché non siano l’ultimo grido in fatto di realismo. Non ho rilevato problemi tecnici né alcun tipo di rallentamento. La colonna sonora è particolare ma adatta al genere di gioco ed in particolar modo rimane impressa la sigla, proprio come accade nei veri telefilm.

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Giudizio finale: Dark Dreams Don’t Die è un gioco dalla trama potenzialmente intrigante, piena zeppa di misteri e di colpi di scena ma che risente, ad eccezione del protagonista, di un cast troppo stereotipato ai modelli nipponici. Il gameplay è interessante e si focalizza molto sull’attenzione del giocatore ai dettagli senza annoiare, poiché presenta anche fasi concitate con quicktime event frequenti. Il gioco può essere interamente giocato con Kinect, la grafica è piacevole e la colonna sonora è interessante. Tuttavia, un prezzo un po’ alto per la longevità complessiva potrebbero scoraggiare l’acquisto.  Il mio consiglio è, se siete appassionati di avventure grafiche e giochi giapponesi, di comprarlo assolutamente. In caso contrario, attendete un ribasso o almeno l’uscita della seconda stagione per valutare se l’intera esperienza può essere di vostro gradimento. Per adesso, il gioco è, almeno dalla sottoscritta, approvato.