Perchè preferire le emozioni dei videogiochi a quelle reali

Sta notte vi illustrero’ perchè preferisco provare delle emozioni virtuali, finte, inesistenti, piuttosto di quelle reali.

 

 

 

Premettiamo che io chiusi fuori dalla mia vita tutto cio’ che mi circonda all’età di 7 anni, con l’entrata in casa mia della playstation, prima praticavo basket, avevo degli amici e con alcuni di loro avevo un ottimo rapporto, giocavamo durante la ricreazione e andavo magari a cena da loro o a casa loro per merenda, per assurdo ero pure un allievo diligente.

Alcuni amici miei avevano pure la playstation all’epoca la vedevo come poteva essere un pallone uno strumento da gioco, tanto che quando mio fratello ne prese una io non ero chissà che entusiasta.

Con l’arrivo della playstation inizia la nostra storia, quando iniziai a capire che oltre al gioco c’era altro mi si apri’ un universo di fronte  a me, potevo davvero fare di tutto, e cosi’ lasciai basket, dopo iniziai a passare la ricreazione da solo, visto che i miei amici non giocavano quanto giocavo io e li evitavo con comportamenti dall’aggressivo al completo rifiuto, come se loro non esistessero, iniziai a non stare più attento in classe, non facevo i compiti e rimanevo indietro, tanto che in quinta elementare sono passato davvero per un soffio.

Tutti pensavano che fossi malato di mente, questo mio rifiuto alla vita potesse essere un problema, mi mandarono da psicologi, ma non trovarono nessuno spiraglio , ero chiuso come un riccio, potevo controllare le mie emozioni e decidere di non mostrarle… e cosi’ feci, anzi cosi’ continuo a fare, io non rifiutavo la vita, potevo viverne quante volevo ed erano tutte, belle, appaganti, potevo essere un lottatore in battle arena toshinden 3, un calciatore in fifa, un cavaliere senza macchia e senza paura in Medievil, potevo davvero essere quello che volevo, tutte le volte che volevo e tutto il tempo che volevo.

La console mi forniva tutto quello di cui avevo bisogno, con i giochi potevo interiorizzare emozioni, immaginare situazioni, spesso mostrarle ma solo quando ero da solo in casa e cosi’ crebbi, felice, non avevo amici, andavo male a scuola, i miei mi credevano matto ma ero tutto sommato felice, o meglio ero talmente cinico che mi posso considerare non triste.

All’età di dodici anni, ero palesemente in sovrappeso, passare tutta la tua vita in casa ti fa trovare il cibo più appetitoso del solito e il non muoverti non aiuta di certo… e cosi’ alle medie come alla fine delle elementari non ebbi amici, andavo male a scuola ma non abbastanza da farmi bocciare, diciamo che in classe rendevo il minimo indispensabile, avevo smesso di lavarmi e non avevo nessun interesse nei vestiti, nell’avere un taglio di capelli decente, nel sapermi relazionare con nessuno, e quindi mi trovai in situazioni di mutismo quasi assoluto alla fine della terza media decisero di mandarmi di nuovo dallo psicologo per i miei modi, anche questa volta non riuscirono a scalfire la mia corazza che mi creai, e nulla, lasciarono perdere ancora una volta.

Ma con l’arrivo delle superiori ci fu una svolta per me… grazie ad un regalo mi presi la playstation 2.

Alle superiori le cose non cambiarono, vegetavo a scuola e a casa giocavo per ore e ore, io non mi facevo bocciare e i miei non si lamentavano, io ero molto felice, la mia nuova console mi ha fatto vivere alcune delle emozioni migliori di sempre, presumo che siano simili a quelle che la gente prova, io non ne ho idea, pero’ penso che la volontà sia quella, ma che io non avevo in nessun modo interesse a provare, dal vero, mi trovavo felice nel poter vivere delle emozioni in modo tanto controllato. Cosa fondamentale in quell’epoca nasceva Youtube, io ero arrivato ad un punto in cui avevo trovato un ulteriore passatempo oltre ai giochi, potevo guardare altri giocare, era simile all’avere degli amici, appassionati come me di videogiochi, con alcuni scrivevo e ci tenevamo in contatto.

Finiti gli studi, trovai dei lavori saltuari, tutto il ricavato ovviamente andava per i videogame, comprai una xbox360, ero stufo di sony, volli provare qualcosa di diverso, i titoli non avevano spessore, le trame non mi entusiasmavano, io non provavo emozioni e questa cosa iniziava davvero a farmi intristire, non potevo in nessun modo far cambiare la rotta a questo mondo pazzo che mi voleva privare delle emozioni, le uniche che potevo vivere.

Iniziai a entrare in una fase depressiva importante, riuscivo soltanto a vedere il brutto in tutto, ma una cosa mi fece stare un po’ meglio, la mia fedele playstation 2 era ancora con me, con essa continuai fino a che produssero giochi di spessore a rivivere emozioni e la cosa mi fece davvero piacere, era tornato tutto come prima.

Ahinoi, tutte le cose belle pero’ finiscono , che noi vogliamo o no, la playstation 2 usci’ definitivamente di scena, e la mia depressione continuo’ a tratti, momenti di euforia, distaccati a livelli di immobilismo più totale, dopo qualche mese, nella mia testa si annido’ il pensiero del suicidio.

durante un periodo di lucidità pensai fosse opportuno andare in un centro di salute mentale, ora sono sotto terapia farmacologica, non gioco praticamente più a nulla e quel poco che mi interesso del mondo dei videogame lo scrivo qua.

Bene questa è la mia vita fino ad ora, e perchè vi ho detto tutto questo? semplicemente perchè ritengo importante avere una solida base di partenza per capire le cose. Ora il punto cardine della storia, io un mese fa mi sono messo insieme ad una ragazza e sta notte ci siamo lasciati, o meglio mi ha lasciato, penso per la prima volta in vita mia ho provato la sofferenza che è un’emozione orribile, non c’è sofferenza nei videogiochi, loro finiscono sempre bene, siamo noi ad avere il controllo, noi siamo sempre  dalla parte dei buoni, noi siamo colui che il videogame vuole bene… lo sviluppatore, pensava a noi quando plasmava coi suoi strumenti il nostro personaggio e gli dava le parole, creava per lui una storia, noi eravamo al centro.

Ora… tutt’altro, giochi vuoti, come il portafogli di colui che li compra, spendiamo soldi in nulla, io ho rinunciato ad una vita per giocare… e ora le case di sviluppo hanno voltato le spalle a me e a tutti coloro che nei videogiochi hanno deciso di vivere.

Ora in risposta alla domanda del titolo, io quando gioco sono felice, quando vivo non mi interessa, non mi sembra roba per me.

Un saluto dal vostro amico, forse ora mi toccherà provare a vivere di nuovo, iniziando da zero, avendo qualcosa come 15 anni da recuperare, come emozioni, rapporti interpersonali, il provare a capire le stesse emozioni che provate voi.