Reboot; ma sono davvero necessari?

Cari lettori di gamelight:

leggendo questo articolo sappiate che non vi sarà un semplice testo argomentativo sui reboot di alcuni videogiochi,ma andrò a prendere determinati elementi da usare come esempi per farvi capire quanto ripescare une “vecchia” saga ed i suoi personaggi possa portare a conseguenze spesso non positive.

Ma prima di ciò un piccolo appunto.

Per Reboot si intende appunto l’andare a ripescare saghe di successo interrotte nel bel mezzo della loro esistenza, e creare sequel o purtroppo e ci tengo a sottolinearlo, prequel che spesso e volentieri non stanno nemmeno in piedi.

Ho sempre trovato interessante il contrasto di noi videogiocatori di volere sempre saghe nuove, ma allo stesso tempo non voler mollare mai quelle vecchie anche quando diventano solo un’ombra di loro stesse.

Partendo da questo presupposto porgo la mia e si spera la vostra, attenzione su un gioco in particolare; o meglio su una serie in particolare.

MAX PAYNE.

Vi dico solo una cosa i primi due capitoli sviluppati dai talentuosi Remedy, furono senza ombra di dubbio dei giochi rivoluzionari, immaginatevi, un panorama dei videogiochi dove gli stereotipi la facevano da padrona, e solo qualche eccezzione riusciva ad uscire da questi canoni.

E poi vi fu lui Max Payne, il primo gioco ad introdurre il concetto di bullet time (questo termine oramai famosissimo fu coniato dagli stessi sviluppatori); ma soprattutto questo era un gioco dove finalmente si impersonava un anti-eroe e non un paladino senza macchia e senza paura, le vicende di Max erano dannatamente e squisitamente Noir, ma di quel Noir poetico dove i monologhi del protagonista si mischiano in maniera armoniosa con la fantastica colonna sonora fatta da violoncelli e contrabbassi, in una New York innevata e cupa.

Max-monaCiliegina sulla torta: una grafica incredibile mossa da un vero e proprio motore fisico che rendeva ogni combattimento dinamico, grazie all’impatto dei proiettili.

Nel 2004 uscì poi Max Payne 2 che applicava il cosidetto concetto di “Bigger Better More Badass [cit.]” all’ennesima potenza, due capolavori insomma caratterizzati da un gamplay unico e che è stato riferimento per molti anni.

Poi arrivò lui; Max Payne 3 sotto dirigenza e sviluppo Rockstar, ma Max era pelato e l’ambientazione non era più una New York innevata, ma una San Paolo piena di contrasti sociali.

Con i miei dubbi giocai il gioco, e devo dire che mi piaque tantissimo, e fu un Reboot coi cosidetti.

L’atmosfera Noir infatti è rimasta anche se uscita dai suoi canoni classici, ma nel complesso quella San Paolo fatta di favelas e allo stesso tempo lusso sfrenato funziona.

Anche se per i più nostralgici come il sottoscritto,quella New York noire e poetica è difficile da scordare.MaxPayne3PC-06

Il gamplay è sublime, Rockstar ha davvero migliorato un sistema già di per se ottimo, la mira è fluida, i nemici sono molto aggressivi e dotati di una spiccata intelligenza artificiale, e la difficoltà è molto sopra la media grazie ai fattori elencati sopra ed ad una barra della vita vecchio stile,in generale la maggior parte dei combattimenti,non trattano il videogiocatore come un cretino.

Inoltre, L’ephoria engine, il RAGE e il motion scan, (rispetttivamente: motore fisico,grafico e sistema per ricreare animazioni partendo da attori veri) portano quell’interattività vista nei precedenti capitoli all’ennesima potenza rendendo il bullet time e lo shootdoge e Max stesso davvero parte integrante del gamplay; ed è basandomi su questi fattori che reputo Max Payne 3 un ottimo reboot e soprattutto un ottimo gioco.

La trama riprende si dove si era conclusa nei capitoli precedenti, ma purtroppo i riferimenti ad esssi possono solo 0016essere colti da chi ha giocato molto i capitoli prima, Max seppur possa sembrare cambiato è lo stesso di prima e non appena entrerete in contatto con uno dei suoi lunghi monologhi ve ne accorgerete,sappiate però che la trama di Max Payne 3 tratta molto la consapevolezza e la crescita del personaggio, e per le vicende che gli succederono Max a fine gioco sarà leggermente cambiato rispetto alla parte iniziale o al secondo capitolo, ma non spaventatatevi, perchè i cambiamenti non sono drastici e soprattutto sono necessari per la crescita interiore del personaggio che rimarrà quello che noi tutti abbiamo apprezzato solo a fine vicenda possiederà una consapevolezza maggiore di se stesso e finalmente uno scopo, ed in generale sarà quasi sereno.

Purtroppo il gioco non è esente da difetti; Rockstar è diventata sinonimo di personaggi Kattivi, quando l’acquirente vede una copertina di un gioco Rockstar ci deve sempre essere il protagonista con un espressione Kattiva, mentre fa cose Kattive, perchè dico questo; probabilmente per spiegare il cambio di Look di Max da poliziotto Noire fallito a camionista canottaro perennemente incazzato, vi dico solo una cosa si è vero che il taglio di capelli è collegato alla trama ed apre la seconda parte del gioco (nella prima parte Max ha il look di sempre), ma non influenza la trama stessa, ed è per questo motivo che deduco che è stata Rockstar stessa a volere questo cambio, d’altra parte chi avrebbe mai preso un gioco con in copertina un cinquantenne ubriacone uscito da un film Noire degli anni 60?.

Si, probabilemente io e gli altri nostalgici del cazzo, solo perchè c’è scritto Max Payne; ma dettagli.

Per questo reputo che il cambio di look (perchè alla fine tranquilli di Max cambia solo quello) sia una trovata pubblicitaria.

Altra critica che voglio muovere, è il fatto che i riferimenti ai giochi precedenti sono molto vaghi e non invogliano a giocare i capitoli prima, ma nemmeno a fare un piccola ricerca su wikipedia, solo per vedere come è la trama prima del terzo capitolo.

Detto questo Max Payne 3 è un ottimo gioco che almeno una volta andrebbe provato, purtroppo citando uno youtuber famoso, il gioco è stato comprato e giocato, solo da appunto i nostalgici del cazzo.

 

Ora è il momento di parlare di un abort…ehm!,Ehm!,Scusate di un reboot finito male.

Chiunque fosse già un videogiocatore all’epoca dei floppy e dei 128MB di RAM (non faccio parte di quella genereazione), si ricorderà che stava emergendo un nuovo genere videoludico chiamato Fps, i padri di questo genere sono gli ID software sotto la giuda di carmack, che ora lavora sulla realtà virtuale, gli ID erano per cosi dire una squadra imbattibile, una di quelle che non sbagliano un colpo ed i loro giochi sono stati e rimangono intramontabili.

download (2)Tuttavia per un lungo periodo dovettero chinare la testa ad un altro gioco, che migliorava tutte le formule che ID aveva collaudato in quegli anni, caratterizzato da un personaggio sopra le righe e dai dei toni fantasticamente tamarri; Duke Nukem 3D è tuttora un gioco in grado di divertire.

Il Duca ed i suoi modi poco ortodossi usciti da una mentalità degli anni 80 dove il macismo era esagerato e le esplosioni la facevano da padrona, fecero di lui un personaggio icona.

Poco tempo dopo ne fu annunciato un seguito Duke Nukem Forever, uscito a causa di rinvii e cause sui diritti del marchio Duke Nukem, 14 anni dopo con il logo di GearBox sulla scatola, il Duca è rimasto il solito di sempre e le sue battute risultano divertenti; ma vi è un problema: il resto del gioco fa schifo e Gearbox si è anche parata il culo per questo.

Ciò che però mi fa dire che Duke Nukem forever è un reboot di merda, è il fatto che è stato in grado di rovinare un icona.

Prima quando si parlava di Duke Nukem si intendeva ovviamente il capolavoro uscito nel 1996 (io avevo un anno e la mia ragazza non era manco nata).

Purtroppo ora Duke Nukem non viene più visto come quel capolavoro innovativo che è stato quando uscii, un gioco con meccaniche sublime e finalmente un protagonista fuori dalle righe ed estramemamente carismatico, un gioco a cui l’industria videoludica deve molto.

Immaginatevi in un panorama dove i giochi avevano una tonalità seria e dove i protagonisti tutti soldati o marine spaziali totalmente muti,avevano come unico scopo  uccidere tutto senza proferir parola in ambientazioni spesso simili tra ss_5cf5883a58ec84cc4740ebb6770c16fc133b4f36.1920x1080loro, veder saltare fuori un personaggio donnaiolo che parla in maniera dinamica in base a ciò che succede a schermo, e che compie azioni decisamente fuori dagli schemi in ambientazioni molto ispirate e tutte diverse tra loro, costruite con un motore grafico finalmente completamente staccato dal 2D con integrate le prime luci dinamiche, non era cosa da poco; poi se pensiamo che si parla di 18 anni fa non lo è affatto.

Ora grazie a Duke Nukem Forever, buona parte dei videogiocatori pensa “ah, ma è quel gioco di merda che gioca Yotobi (youtuber davvero talentuoso)”, e la cosa mi spiace perchè grazie a quel cavolo di reboot che poteva, anzi doveva essere cancellato, è stata traviata un icona, ed un videogioco a cui si deve molto.

 

Potrei andare avanti a parlarvi dell’ottimo Deus-Ex Human Revolution altro gioco che ho davvero gradito e che è riuscito a riportare in vita una grande serie, o del recentissimo Thief che devo ancora giocare, o lo schifosissimo Syndicate; insomma è sempre bello rivedere a schermo una vecchia gloria, ma il rischio di vederla diventare un ombra di se stessa, è davvero troppo alto, e se la cosa uscisse male, non si tenderà più ad elogiare il capolavoro uscito anni fa, ma traviare la stessa serie rendendola un ombra di lei stessa nei tempi d’oro.

Forse…è anche per questo che Half-Life 3 non esce.

Con questo, ho concluso vi ringrazio per la lettura e vi auguro buone vacanze.

-Valerio (Valecant)