Recensione | Kickbeat

 

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FERMI TUTTI. So benissimo cosa state pensando: “un rythm game? Che roba da femminucce!” oppure “Un rythm game recensito da una ragazza?! Che palle, vado via e manco la leggo sta recensione!”. Eh no cari miei, restate qui con me perché Kickbeat è stato una piacevolissima sorpresa persino per me che quando vedo giochi dove si balla rabbrividisco. Gli Zen Studios hanno deciso di ibridare le arti marziali in stile Karate Kid/qualunque film dove ci sia Jackie Chan con la musica elettronica, rock e da discoteca. Cosa ne è uscito fuori? Scopriamolo insieme.

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La storia è divisa in due fasi: Lee e Mei. La trama in soldoni è questa: la Sfera della Musica, custodita in questo monastero dal Maestro Fu, viene rubata dal cattivone di turno che vuole privare il mondo della libertà di ascoltare qualsivoglia tipo di musica ed imporgli solo la propria. Si scopre che l’unica speranza per la salvezza dei gusti musicali personali è Lee, un ragazzo delle pulizie con poche nozioni di arti marziali che verrà inviato dal Maestro Fu in giro per il mondo per recuperare la Sfera.
Trama banalissima che però introduce quello che sarà il cuore pulsante del titolo: il gameplay.

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Sconfiggere i nemici a ritmo di musica: ecco la chiave vincente di Kickbeat. Il gameplay ruota infatti intorno a questi combattimenti dove il nostro protagonista sarà al centro di una grossa arena e verrà circondato da nemici di vari colori. I nemici si avvicineranno a lui seguendo il ritmo della musica in sottofondo e noi dovremo colpirli sempre seguendo il tempo. Per facilitarci il tutto, gli avversari avranno colori differenti a seconda della nota che dovranno seguire:
Gialli – Note secche o prolungate per due tempi
Rossi – Note doppie
Blu – Note veloci ed in sequenza
L’importante per completare i vari brani conseguendo anche un buon punteggio (valutato in stelle e punti) sarà quindi mantenere il tempo e non farsi colpire dai nemici.
Sostanzialmente tutto il gioco sarà composto da battaglie musicali e boss fight con inquadrature epiche e effetti psichedelici, il che potrebbe sembrare ripetitivo ma per me non è risultato assolutamente così.
I brani scelti appartengono ad artisti come i Pendulum, i Celldweller, i Blue Stahli, Marylin Manson ecc. quindi si avrà un comparto musicale pazzesco che ho amato alla follia. Più della metà della playlist del gioco è finita nel mio iPhone, per dire.

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Una volta terminata la prima fase di storia sarà possibile entrare in modalità Gioco Libero che ci consentirà di scegliere difficoltà, stage, personaggio, costume del personaggio e canzone da eseguire liberamente. La difficoltà varierà da Normale, già complessa di suo, fino alla Maestro. A gioco ultimato sarà anche possibile sbloccare la modalità Crea la tua canzone, dove potremo usare un brano presente sulla nostra console o sul nostro PC e ritmarlo in modo molto semplice per poterlo giocare. Troppo semplice: il difetto di questa modalità è infatti che non sempre i nemici andranno a tempo e avrei preferito che fosse stata resa un po’ più complessa ma più precisa.
Tra tutte queste modalità e l’estrema rigiocabilità del titolo, la longevità di Kickbeat può raggiungere livelli mostruosi. Tuttavia, fermandosi solo alla due fasi di storia non si supereranno le 8-9 ore di gioco. Il prezzo di lancio è estremamante a portata d’utente: digital delivery a 10 euro, cross buy sui sistemi Playstation.
Infine, da un punto di vista puramente tecnico, Kickbeat non presenta sbavature. La grafica si presenta cartoonesca nel gameplay e i «filmati» sono in realtà disegni particolarmente belli e fumettosi. Ho trovato bellissima anche la scelta degli scenari e gli effetti di luce nelle arene.

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Kickbeat costa pochissimo, offre un gameplay simpaticissimo e permette di scoprire nuovi gruppi musicali eccelsi. Inoltre, è potenzialmente infinito come longevità. Vi serve qualche altra motivazione per comprarlo?

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