Recensione | DMC Devil May Cry

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A distanza di oltre dieci anni dalla sua nascita, la saga di Devil May Cry subisce un reset…un reboot che ha tutte le intenzioni di dare nuova linfa ad un brand che probabilmente non ne aveva poi così tanto bisogno.
Per mano di Ninja Theory arriva così ad inizio 2013 DMC Devil May Cry : tra critiche ed elogi, sarà riuscita Capcom ad accontentare i nuovi fan senza tradire quelli di vecchia data ?
Scopritelo con la nostra recensione.

 

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Dalla prima apparizione che fece al Tokyo Game Show del 2010, DMC ne ha fatta di strada.
In particolar modo l’evoluzione del protagonista, Dante, è stata tortuosa ed elaborata. Cimentarsi nel reboot di una saga tanto amata non è mai un’affare da poco conto : un reboot per l’appunto prevede il ripartire da zero, resettando fatti ed intrecci narrativi, per cominciare così un nuovo corso…mantenendo tuttavia fedeltà allo spirito della saga in questione.
Un grosso problema però può riscontrarsi nel pericolo di farsi sfuggire di mano il progetto e di snaturare troppo il concept di un brand, creando del malcontento tra i fan di vecchia data.
Con le prime immagini del nuovo Dante questo rischio sembrava essersi materializzato e le critiche sono scrosciate come una pioggia autunnale : il nuovo protagonista manteneva sì il nome storico ma era profondamente mutato sia nell’aspetto che nello stile.
L’icona di Dante nel mondo videoludico era ormai affermata…anche e soprattutto a livello fisico per via dei suoi caratteristici capelli bianchi. Sebbene questa peculiarità fosse di poco conto, fu strumentalizzata dai media e dai fan di vecchia data come capro espiatorio.
Siamo così giunti al lancio del titolo con forti dubbi sullo spessore di DMC ; ma una volta provato, cosa ci siamo realmente trovati fra le mani ?
Niente di più e niente di meno che il solito, tamarrissimo e frenetico Devil May Cry !!
Le perplessità sul protagonista che tanto affliggevano i videogiocatori prima dell’uscita del titolo, sono definitivamente andate a farsi benedire una volta inserito il disco di gioco : Dante è sempre il solito spavaldo e spaccone ammazza-demoni, semplicemente cambiato a livello estetico proprio per dare un senso al reboot.

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Come abbiamo detto poc’anzi, per la buona riuscita di un reboot, è fondamentale l’eredità spirituale che il gioco deve portarsi dietro. In questo nuovo DMC questo è stato fatto con maestria poichè i personaggi delle avventure precedenti di Dante (come per l’appunto Dante, Virgil, Mundus, ecc..) fungono da punto di congiunzione tra vecchio e nuovo corso.
Dimenticatevi il tocco gotico che aveva ammaliato nella passata quadrilogia e diamo il benvenuto ad una città che, in maniera diversa ma altrettanto efficace, saprà lasciarvi a bocca aperta. Tuttavia parlare solo di città è estremamente riduttivo poichè questa è solo lo specchio di una realtà ben più articolata : difatti vi è sono due dimensioni ben distinte, quella degli umani ed il Limbo, che coesistono l’una ignara dell’altra grazie al portale che il cattivone di turno Mundus controlla dal suo palazzo.
Soltanto ai Nefilim (figli nati dall’unione di un angelo ed un demone) come Dante ed il fratello Virgil è possibile entrare ed uscire dal Limbo grazie alle particolari doti derivanti dalla loro stessa natura. Ovviamente questo non può che essere un tremendo intralcio per un demone come Mundus che vuole dominare incontrastato il genere umano.
Curioso ed alquanto bizzarro è il modo in cui egli controlla le menti degli umani, ovvero tramite una bevanda, la Virility : questo in concomitanza con il controllo della diffusione delle notizie attraverso la televisione, permette a Mundus di applicare un vero e proprio lavaggio del cervello all’intera umanità.
Ma la minaccia di Mundus non è la sola a tenere impegnato Dante. Mi fermo qua per non spoilerare oltre ma chi ha confidenza con la saga di Devil May Cry può benissimo immaginare con chi dovrà vedersela il caro Dante.

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Ma veniamo ora alla parte cruciale del gioco : il gameplay.
Una delle più grandi paure dei fan risiedeva proprio in questo comparto, poichè è sempre stato il fiore all’occhiello della saga. Non dimentichiamoci che è stato proprio l’avvento del primo Devil May Cry a dare il là alla lunga sequenza di titoli action, famosi o meno, che abbiamo visto approdare sulle nostre console nell’ultimo decennio : è un genere che sicuramente non è nato con la saga di DMC ma che altrettanto sicuramente è stato ridefinito in maniera indelebile grazie ad esso.
Detto questo il gameplay di DMC è assolutamente in linea con quanto visto nei passati quattro capitoli : si tratta del solito action frenetico e, passatemi il termine, cazzuto in salsa stylish. Maggiore sarà la nostra dimestichezza nel combattimento e maggiore sarà il voto che ci verrà assegnato a fine battaglia, il che è un ottimo metodo per invogliare i giocatori a sbizzarrirsi in tremende combo. Per realizzare queste combo avremmo per l’appunto numerose armi : dalle armi classiche come la spada Rebellion e le pistole Ebony & Ivory alle novità come le armi demoniache Osiris e Arbiter, sono molteplici le possibilità che ci vengono fornite per sbudellare i maledetti demoni che ci troveremo davanti.
Usando la falce Osiris potremo compiere delle raffiche velocissime ma deboli mentre con l’ascia Arbiter sferreremo dei colpi tanto potenti quanto lenti : la combinazione di armi veloci e potenti con le armi da fuoco, utili a distanza, sarà fondamentale per potersi destreggiare al meglio durante i combattimenti. Tuttavia non sarà necessario soltanto premere compulsivamente il tasto attacco : difatti ci saranno alcuni nemici attaccabili solo con le armi angeliche ed altri solo con armi demoniache, il che conferisce quel minimo di tatticismo che, a dire il vero, mancava nei precedenti capitoli.
Oltre alla base consolidata del combat system, ci sono poi due introduzioni interessanti : i punti stile ed il devil trigger (lo so era presente anche negli altri ma ci arriviamo tra poco). I punti stile sono semplicemente i punti che otterremo dai singoli combattimenti e che, in base alla varietà delle combo, andranno ad aumentare il livello di stile dello scontro (da D a SSS). Il devil trigger invece è la solita modalità in cui Dante dà libero sfogo alla sua furia travolgente per abbattere i demoni ; tuttavia la differenza rispetto al passato è sostanziale…sia per gli effetti sul gameplay che a livello concettuale. Attivando il devil trigger durante un combattimento si otterrà una sorta di bullet time in cui i nemici diventeranno lenti e più vulnerabili. Il cambiamento concettuale invece sta nella trasformazione di Dante, i cui capelli diventeranno bianchi come da tradizione della serie e questo risulta essere un timido tentativo di strappare un sorriso ai puristi della saga…inutilmente amareggiati dato l’ottimo risultato finale del gioco.

Per ciò che concerne poi il resto del gameplay, DMC presenta numerose sezioni platform, molto ben congeniate. Alcune zone saranno raggiungibili solo con l’utilizzo di determinati potenziamenti e abilità il che ci costringerà a rigiocare più volte i capitoli per sviscerare ogni singolo anfratto degli scenari. Ad aumentare poi la longevità del gioco vi saranno poi le anime dannate da liberare e le chiavi da recuperare (le quali daranno accesso alle missioni segrete)…oltre che ai soliti livelli di difficoltà aggiuntivi classici della serie.
Quindi il livello di sfida offerto dai livelli di difficoltà più elevati aumenterà nettamente la rigiocabilità del titolo e di conseguenza la longevità dell’intero titolo.

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E terminiamo ora con il lato squisitamente tecnico.
Parlando della grafica non si può non ammettere che il lavoro di level design sia stato curato davvero molto : come abbiamo detto non ci sarà più quel tocco dark che ha sempre contraddistinto la saga ma l’impatto visivo che hanno gli scenari è assolutamente di prim’ordine. Questo lo possiamo soprattutto notare quando Dante viene trasportato nel Limbo, ambientazione dai colori estremamente spiccati e che possiede una conformazione quanto meno visionaria e bizzarra. A livello di sonoro siamo anche qua ai livelli magistrali dei precedenti capitoli, con una colonna sonora metal da urlo (che conferisce un’epicità unica ai combattimenti) ed un doppiaggio per la prima volta completamente in italiano.

Se poi volessimo trovare il pelo nell’uovo va detto che DMC soffre per il basso frame rate, volutamente inchiodato ai 30 fps ma purtroppo non gestito al meglio. Saranno difatti numerosi i rallentamenti oltre che i fastidiosissimi problemi di aliasing che affliggono il gioco nelle sequenze video. Complessivamente va però detto che il titolo non delude per quanto riguarda il comparto tecnico e risulta godibilissimo.

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