Recensione-The Stanley Parable

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Nell’open source in ambito videoludico è innegabile il lavoro svolto da Valve in questo contesto, con una collaborazione tra utenti e sviluppatori, che ha dato vita ad una community immensa e diverse nuove IP.

Tra molti di questi lavori amatoriali, non si può non citare l’ottimo Black Mesa Source, una “remastered” amatoriale del primo Half-life, il primo Portal, o anche l’ottimo Dear Esther, molti di queste successivamente diventate da mod a giochi veri e propri.

The Stanley Parable è nato così, lontano da ogni logica di mercato o legge dettata dal marketing.

È infatti dura recensire un gioco del genere, se di gioco si può parlare, è un opera estremamente eccentrica e assolutamente lontana dai canoni classici, molti lo definirebbero un non gioco o un walking simulator, e questo è uno dei motivi che lo rendono un titolo la cui vera anima va capita scoperta e soprattutto interpretata.

Può un videogioco fare ironia sulla sua stessa natura?.

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Nel 2007 un certo signor Ken Levine, dimostrò al mondo quale fosse la verrà natura del gamer all’interno di un videogioco.

Infatti se prima si era convinti che il videogiocatore avesse un ruolo attivo ed il controllo all’interno di un gioco, BioShock ed il suo “would you kindly”, aprirono gli occhi sulla natura illusoria delle scelte videoludiche, perchè sempre previste dal programma stesso, ribaltando tutto il significato delle azioni svolte fino a quel punto, facendo regredire il giocatore da agente attivo, ad asino che avanza solo per via di una carota che non potrà mai prendere,ma che continuerà ad inseguire fino a portarlo dove gli sviluppatori hanno voluto, ma soprattutto costringerlo a farlo pensare come avevano calcolato.

 

IS NEVER THE END IS NEVER THE END IS NEVER THE END…

Inizialmente ho detto che è stata dura questa recensione da scrivere perché l’unico modo per capire l’opera di Galactic Cafè è giocarla, trattandosi di un opera astratta, descriverne il significato che vuole trasmette senza incappare in spoiler, è difficilissimo.

il plot è semplice, Stanley è un normale impiegato dalla vita vuota e monotona, il suo unico compito è quello di premere i tasti che gli vengono comunicati a schermo, un giorno però si accorge di non ricevere più istruzioni, a quel punto decide di alzarsi ed esplorare gli uffici attorno a lui per scoprire che fine abbiano fatto i suoi colleghi.

In questa avventura non saremo soli, ma accompagnati da una voce narrante onnisciente, con una trama già scritta per il povero Stanley, che darà indicazioni su come metterla in atto ad esempio prendere una porta sulla sinistra, nulla di più semplice se non che ce ne sarà anche una spalancata sulla destra.

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Da lì parte la vera avventura con un gamplay ridotto all’osso, limitato a camminata ed un tasto per interagire, il fulcro restano le scelte da compiere, e le strade da intraprendere le cui combinazioni porteranno a situazioni molto diverse tra loro, molte volte fuori dagli schemi e a ben 20 finali carichi di significato ed incredibilmente profondi, numerosi easter eggs, stanze che se ben osservate riveleranno molto di più di quello che sono apparentemente, e quello che forse è il vero finale del gioco o solo il più profondo, per poi ripartire un volta ultimata una linea narrativa dalla stanza 427 dove Stanley lavora, ma uscendo ci sarà sempre qualcosa che è cambiato.

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OLTRE IL CONCETTO DI META-VIDEOGIOCO.

 Cosa sono le scelte, come impattano un gioco, sono reali?

Oppure noi videogiocatori siamo solo come il povero Stanley persone davanti ad un monitor che premono i tasti che ci vengono chiesti a schermo cercando di compiere scelte che in realtà sono state previste sin dall’inizio, costretti a ripetere all’infinito una storia già decisa e scritta.

Sono rimasto stupito quando ho trovato quello che apparentemente sembrava un bug, ed una volta caduto dalla mappa non ho ottenuto altro che una linea di dialogo del narratore che mi faceva notare come il tutto fosse già stato previsto dagli sviluppatori.

Questa figura onnipresente, giudicherà tutte le nostre azioni in maniera positiva e negativa, talvolta cercherà di ostacolarle, stuzzicandoci a ribellarci o ad eseguire le scelte influenzati dalla sua voce, le linee di dialogo sono davvero ben scritte e ogni azione che compirete anche il solo stare fermi, provocherà una reazione da parte del narratore, invogliandovi a ragionare fuori dagli schemi per cercare e trovare tutte le geniali linee di dialogo e le varie combinazioni inserite nel titolo.stanley 2014-12-21 22-11-48-85

Il gioco ci farà divertire con il suo sarcasmo, ci giudicherà, ci prenderà pesantemente per i fondelli ed infine ci farà ragionare, fino a farci capire cosa è l’essenza di un videogioco ed il nostro ruolo di videogiocatori in esso.

Il sarcasmo talvolta non sarà tanto velato e toccherà i molti lati dell’industria, da Valve fino a quegli sviluppatori che se ne sbattono dell’utenza, ma senza tralasciare DLC, o la moda di collezionare trofei quest’ultima rappresentata dai vari ed assurdi achiviment inseriti nel gioco come clicca 430 volte sulla porta 430, oppure non giocare The Stanley Parable per 5 anni.

Il titolo di Galactic Cafè, è una parabola sui videogiocatori rappresentati da Stanley che gioca con la libertà di scelta ma non solo, perché quanto avvierete il gioco, The Stanley parable vi sbatterà in faccia argomenti maturi quali la libertà di scelta nella vita reale, altri ispirati dalla trilogia di Matrix, o alla filosofia dell’esistenza.

Famosissimo esempio del concetto di meta-videogioco è lo spezzone dove Max Payne, in un delirio si rende conto di essere all’interno di un videogame, il titolo di Galactic Cafè, prende questo concetto di base e lo amplifica enormemente con risultati davvero incredibili,sfondando la quarta dimensione  prendendo il videogiocatore, trasportandolo di forza nel gioco stesso con dialoghi che si rivolgono a lui in prima persona e non solo.

 

VI APRIRÀ’ LA MENTE.

 È un elogio molto azzardato ma mi sento di farlo, perché questo piccolo titolo è in grado di aprirvi un mondo, analizzando il nostro media preferito utilizzando il suo linguaggio, riuscendo a creare un opera fortemente riflessiva ma allo stesso tempo sarcastica e completamente fuori dagli schemi.

CONCLUSIONI.

Per molti questo rimarrà un non gioco, ad alcuni farà annoiare, ad altri riflettere ad altri ridere.

Ma credo che nessuna recensione potrà mai spiegare cosa sia,e questo giustifica anche la mia, scritta in maniera molto poco oggettiva ma basata principalmente su cosa ho vissuto giocandoci.

The Stanley Parable va soltanto provato se si vuole capirlo, vi avanzano 10€ e volete davvero qualcosa di diverso, sapete cosa prendere.

UN ULTIMA COSA.

un elogio in particolare va alla voce narrante,con un interpretazione in grado di stupire e all’ottima traduzione dei testi in italiano, e per chi lo prenderà: visitate a lungo il ripostiglio.